mercoledì 20 ottobre 2010

Camus- l'odore dei limoni



La madre di Jacques, era tornata a casa una sera fresca e ringiovanita e coi capelli tagliati, affermando, con una falsa allegria, dietro la quale traspariva l’inquietudine, di aver voluto far loro una sorpresa. In effetti fu una sorpresa per la nonna che si era limitata a dire, davanti a suo figlio, che adesso aveva l’aria di una puttana. Ed era poi tornata in cucina. Catherine aveva smesso di sorridere, e sul suo viso si erano dipinte tutta la miseria e la stanchezza del mondo. Poi aveva incontrato lo sguardo del figlio, aveva tentato ancora un sorriso, ma le tremavano le labbra e si era precipitata piangendo in camera propria. Jacques le si era avvicinato. “Mamma, mamma”, aveva detto, toccandola timidamente con una mano. “Sei bellissima così”. Ma lei non lo aveva udito e, con un gesto della mano, gli aveva chiesto di lasciarla sola. E il ragazzo era indietreggiato fin sulla soglia e, appoggiato allo stipite, si era messo a sua volta a piangere d’amore e d’impotenza.

Camus solleva anche il velo sul suo segreto desiderio di vita:

quel cuore angosciato, avido di vita, ribelle all’ordine mortale del mondo, continuava a battere con la stessa forza contro il muro che lo separava dal segreto di ogni vita, con la volontà di andare più in là, di andare oltre, e di sapere prima di morire, sapere finalmente per essere, una sola volta, un solo secondo, ma per sempre.

Anni prima egli aveva per lungo tempo lavorato alla stesura di Caligola. Gli intellettuali contemporanei riconobbero, dietro la maschera del folle imperatore, la figura di Hitler ed è ben visibile in altri personaggi la coscienza lucida di chi, a quei tempi, pur consapevole della tirannide, non seppe opporvisi per la debolezza della propria identità culturale.

sabato 16 ottobre 2010

Cardarelli Vincenzo- L' attesa















Oggi che t’aspettavo
non sei venuta.
E la tua assenza so quel che mi dice,
la tua assenza che tumultuava,
nel vuoto che hai lasciato,
come una stella.
Dice che non vuoi amarmi.
Quale un estivo temporale
s’annuncia e poi s’allontana,
così ti sei negata alla mia sete.
L’amore, sul nascere,
ha di quest’improvvisi pentimenti.
Silenziosamente
ci siamo intesi.

Amore, amore, come sempre,
vorrei coprirti di fiori e d’insulti.

(da “Poesie”, 1958)


domenica 10 ottobre 2010

Pierpaolo Pasolini























L'intelligenza non avrà mai peso, mai

nel giudizio di questa pubblica opinione.
Neppure sul sangue dei lager, tu otterrai

da uno dei milioni d'anime della nostra nazione,
un giudizio netto, interamente indignato:
irreale è ogni idea, irreale ogni passione,

di questo popolo ormai dissociato
da secoli, la cui soave saggezza
gli serve a vivere, non l'ha mai liberato.

Mostrare la mia faccia, la mia magrezza -
alzare la mia sola puerile voce -
non ha più senso: la viltà avvezza

a vedere morire nel modo più atroce
gli altri, nella più strana indifferenza.
Io muoio, ed anche questo mi nuoce.

lunedì 4 ottobre 2010

Eugenio Montale- La felicità

Felicità raggiunta, si cammina per te su fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla,
al piede, teso ghiaccio che s’incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t’ama.

Se giungi sulle anime invase
di tristezza e le schiari, il tuo mattino
è dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
Ma nulla paga il pianto del bambino
a cui fugge il pallone tra le case.

(da "Ossi di seppia", 1928)

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